Elezioni 2024: nasce il secondo polo in Sardegna

Oggi, 31 luglio 2023, le organizzazioni politiche Rifondazione Comunista, Potere al Popolo, ProgReS – Progetu Repùblica de Sardigna, Partito Comunista Italiano, iRS – indipendèntzia Repùbrica de Sardigna e RossoMori promuovono un’alternativa unitaria e antagonista al cartello di partiti oggi presenti in Consiglio Regionale.

I valori ispiratori della nostra pratica politica sono quelli dell’antiliberismo, dell’autodeterminazione, dell’antifascismo, del pacifismo, dell’antimperialismo, del femminismo intersezionale, dell’anticolonialismo, dell’ambientalismo.

Malgrado l’ostacolo posto da una legge elettorale che riteniamo vada prontamente riformata in senso più rappresentativo, intendiamo promuovere un progetto di lotta e di proposta politica unitario, aperto e inclusivo, con l’auspicio che in questo percorso si uniscano a noi tutte quelle soggettività civiche e politiche che intendono superare l’attuale situazione di dissesto sociale ed economico della Sardegna; con un’indicazione molto chiara: il rifiuto di ogni forma di compromesso con la coalizione di poteri storicamente responsabile di tale dissesto.

Per questo abbiamo articolato una piattaforma comune e aperta di obbiettivi:

  1. Introduzione di un salario minimo garantito per lavoratrici e lavoratori, e di un reddito universale di base per le disoccupate e i disoccupati;
  2. Affermazione e pratica del principio di autodeterminazione del Popolo sardo sulle scelte di governo della Sardegna, con il ritorno alla gestione pubblica e democratica dei beni comuni e il rafforzamento dello stato sociale, dalla sanità ai trasporti, con un particolare impegno nella difesa di una scuola pubblica, laica e gratuita che sia argine alla dispersione scolastica e allo spopolamento, e valorizzi ogni espressione culturale, storica e linguistica del Popolo sardo;
  3. Dismissione immediata di tutti gli insediamenti militari, a qualsiasi fine destinati, e smantellamento dell’industria bellica;
  4. Stop senza appello ai progetti criminali di saccheggio energetico da parte delle multinazionali del solare e dell’eolico: che la parola, su questi temi, torni alle 377 comunità di sarde e sardi che vivono nei territori. La strada per il riscatto del Popolo sardo è ancora lunga, ma chi da sempre lotta per la tutela dei beni comuni, l’autodeterminazione del Popolo sardo, e per il superamento del rapporto di subalternità allo Stato centrale ha oggi aperto un cammino di partecipazione e lotta per l’emancipazione delle classi popolari e lavoratrici.

Per una Sardegna libera dal giogo coloniale e autenticamente popolare.

Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Potere al Popolo

ProgReS – Progetu Repùblica de Sardigna

Partito Comunista Italiano

iRS – Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna

RossoMori

Documento politico

Premessa

C’è bisogno in Sardegna di un nuovo progetto politico.

Le organizzazioni politiche in calce, riunitesi in data odierna a Cagliari, dopo un confronto aperto a franco, promuovono l’apertura di un percorso di dialogo aperto e inclusivo che si ponga il traguardo di costruzione di uno spazio politico di radicale alternativa all’attuale quadro politico Sardo.

Non sfugge a nessuno il pesante peggioramento delle condizioni di vita delle sarde e dei sardi, l’impoverimento generalizzato, la compressione delle opportunità, gli ostacoli sempre più pesanti che impediscono l’accesso a diritti essenziali quali salute, lavoro dignitoso, rappresentanza, equità e riconoscimento, in un contesto di svilimento del pur debole statuto di autonomia speciale. In quest’ottica è indispensabile non solo il miglioramento ma anche il rafforzamento dello statuto speciale sardo.

I due schieramenti di centrodestra e di centrosinistra che, da troppo tempo, si avvicendano alla guida della regione, hanno già dimostrato tutta la loro incapacità a dare risposte adeguate ai bisogni delle sarde e dei sardi. Hanno governato pressoché in continuità arrecando danni alla nostra terra ed al suo popolo, presentandosi come oligarchie consolidate legate da interessi trasversali. Si sono fintamente divise in maggioranze e opposizioni di facciata, ma hanno portato avanti le medesime politiche in settori strategici quali sanità, scuola, governo del territorio, ambiente e lavoro.

In questo senso, la nostra condanna dell’operato della giunta Solinas, che trova ispirazione nel governo Meloni, pur se netta e senza appello, non può farci dimenticare che le politiche da essa promosse sono in perfetta continuità con quelle delle amministrazioni precedenti.

La metà delle sarde e dei sardi che non va a votare certifica l’insufficienza degli schieramenti politici, di centrodestra e di centrosinistra a rappresentare il Popolo sardo e le sue aspirazioni.

Un progetto politico nuovo

È necessario un progetto politico-sociale nuovo, alternativo culturalmente ed elettoralmente ai poli esistenti che si impongono nelle istituzioni solo grazie a leggi elettorali da loro appositamente architettate, ma che non sono maggioranze reali perché sono ben lontane dal rappresentare i diritti, i bisogni, le fatiche, i desideri, le aspirazioni e persino i sogni delle sarde e dei sardi.

Per fare ciò è necessario promuovere un percorso di dialogo aperto e inclusivo che abbia come traguardo la costruzione di uno spazio politico di radicale alternativa all’esistente. Un luogo politico ampio che sappia coniugare le battaglie e i valori dalla sinistra storica di classe e le istanze dell’autodeterminazione nelle storiche espressioni politiche (indipendentismo, autonomismo, federalismo).

Uno spazio antiliberista, antifascista, pacifista, ambientalista, anticoloniale e femminista intersezionale, che riconosca a tutto campo la pratica dell’autodeterminazione. Un luogo di superamento delle discriminazioni contro la lingua e la cultura dei sardi per la normalizzazione e l’ufficializzazione del sardo e di tutte le minoranze linguistiche, contro la rimozione della nostra storia.

È necessario dare rappresentanza ai movimenti di lotta presenti in Sardegna a difesa della stato sociale e degli interessi e dei beni delle popolazioni locali. Che si ponga l’ambizione del solidarismo, della costruzione di un nuovo blocco sociale e politico alternativo al duopolio coloniale e capace di dialogare in modo sinergico con le realtà in lotta in tutta Europa.

Lavoro, ambiente, salute, giustizia sociale, lotta alle disuguaglianze, rifiuto del militarismo e della guerra, diritto alla mobilità, tutela e accesso ai beni comuni, rifiuto e superamento del rapporto di subalternità che storicamente lega la Sardegna all’Italia ; rifiuto del verticismo, attenzione reale agli esclusi, ai più deboli, riconoscimento per tutte e tutti di dignità e opportunità sono i nodi sui quali occorrerà misurarsi.

Occorre capire che siamo nel pieno di un’emergenza, la quale impone che forze anche diverse tra loro, ovviamente all’interno di valori comuni, uniscano le proprie forze per creare un fronte popolare che resista al degrado.

Occorre portare all’attenzione di un dibattito ampio che il continuo finanziamento della guerra, originato da totale appiattimento sulle posizioni NATO e sostenuto bipartisan, sta generando un impoverimento delle classi sociali più deboli, con una sottrazione di ingenti risorse allo stato sociale che si che si abbatte in maggiore misura sul nostro territorio già gravato da servitù di ogni genere, che sono causa di un drammatico spopolamento e di una emigrazione forzata. Tralasciando, inspiegabilmente, ogni tentativo reale di soluzione diplomatica del conflitto.

Occorre prepotentemente portare alla attenzione di un dibattito pubblico serio la questione del deficit di legalità che caratterizza la pratica politica in Sardegna impattando negativamente sull’esercizio dei diritti, sul rispetto del principio di uguaglianza, sulla garanzia che i beni comuni restino tali, sulla necessità che la pubblica amministrazione sia imparziale, sul dovere che la politica non sia il luogo di privilegio e arricchimento personale.

L’etica nella azione politica deve essere riportata al centro dell’attenzione e deve essere affermato chiaramente che è irricevibile il danno generalizzato da corruzione e pratiche diffuse di illegalità generano sul piano economico, sociale e della agibilità democratica.

Occorre costruire l’alternativa, chiamando all’impegno politico diretto tutti i cittadini e in primo luogo quelli organizzati in associazioni e movimenti che su tanti fronti esprimono la loro partecipazione e il loro impegno civico a difesa dei diritti, dell’ambiente, della diffusione della cultura, della legalità.

Sono urgenti scelte politiche e di governo radicali, caratterizzate da un deciso cambio di prospettiva, agendo dal basso e che facciano della lotta alle disuguaglianze e alle ingiustizie sociali un punto dirimente.

Occorre individuare alcuni punti irrinunciabili attorno ai quali aprire una discussione che porti alla definizione di un programma elettorale e prima ancora di un progetto di lungo respiro verso un nuovo modello di società e di Sardegna.

I temi che debbono essere posti alla attenzione delle politiche di governo della Sardegna saranno:

  • Introduzione di un reddito minimo garantito contro la precarietà e la disoccupazione che va collegato alla Sardegna, in riferimento anche al lavoro stagionale, al precariato e ai finti tirocini. In Sardegna è necessario porre le basi per contrastare attivamente lo sfruttamento dei lavori stagionali e dei servizi, dovuto sia a una mentalità padronale improntata sulla negazione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, sia dalle condizioni strutturali dovute alla politica di svendita del territorio al turismo d’élite e dalle prepotenti infiltrazioni mafiose che gestiscono affari e attività connesse a un modello di sviluppo spesso in antitesi con l’idea di salvaguardia degli interessi dei sardi (ambiente, diritti delle e dei residenti e delle lavoratrici e dei lavoratori).
  • Affermazione e pratica del principio di autodeterminazione del popolo sardo sulle scelte di governo della Sardegna, in ambito socio-culturale e politico come la sanità, i trasporti, la scuola e la fiscalità per una gestione diretta e consapevole del territorio negli interessi delle nostre 377 comunità.
  • Dismissione di tutti gli insediamenti militari, a qualsiasi fine destinati. Smantellamento dell’industria bellica con mantenimento dei livelli occupazionali finora legati al settore Difesa attraverso il reimpiego della forza lavoro nelle opere di bonifica e nella tutela ambientale affinché la Sardegna sia terra salubre e di pace.
  • Stop senza appello ai progetti criminali di saccheggio energetico da parte delle lobbies del solare e dell’eolico: la parola, su questi temi, torni alle comunità che vivono nei territori così come riappropriazione da parte dell’attore pubblico della gestione dei beni pubblici comuni come l’acqua, i trasporti, la sanità, la scuola sino al comparto energetico. Il rilancio del diritto alla mobilità delle sarde e dei sardi e il potenziamento e l’ammodernamento della rete stradale e ferroviaria sarda. Il ripristino delle strutture sanitarie ospedaliere e ambulatoriali chiuse per effetto delle “ristrutturazioni” degli ultimi anni. La difesa strenua di una scuola pubblica, laica e gratuita che sia argine alla dispersione scolastica e allo spopolamento, e valorizzi la storia, la lingua e la cultura sarda;

Si tratta dunque di un percorso politico nuovo, aperto, largo, che ambisce a coinvolgere tutti i soggetti che abbiano interesse e motivazione a parteciparvi, che richiami ad una forte mobilitazione di intelligenze e di speranze che si attivino per costruire una prospettiva comune, alternativa alle forze oggi in campo, capace di fare sintesi alta di cultura, di sensibilità sociali, di esperienze politiche differenti. Senza primogeniture e marchi ideologici. In ragione di ciò nel mese di settembre si proporrà un’assemblea pubblica e aperta a tutte e tutti coloro che vorranno partecipare sia come organizzazioni esistenti che come cittadine e cittadini per la costruzione di un fronte popolare sardo.

La strada per il riscatto del Popolo sardo è ancora lunga, ma chi da sempre lotta per la tutela dei beni comuni, per l’autodeterminazione e l’emancipazione delle classi popolari e lavoratrici sarde ha oggi aperto un cammino di partecipazione e lotta per l’emancipazione di tutte e di tutti.

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