La Nazione sarda ha l’aspirazione storica e la necessità attuale di una propria emancipazione politica definita e riconosciuta in ambito internazionale, sulla base delle proprie prerogative geografiche, storiche, culturali, linguistiche, sociali ed economiche.
In nessun modo e in nessun caso tali prerogative coincidono o si sovrappongono con quelle dell’Italia, al di là delle vicende politiche e istituzionali dello Stato italiano.
Nell’attuale momento storico, appare dunque più che mai indispensabile per i sardi dotarsi di una rappresentatività e di una soggettività propria, consapevole, sovrana, pacifica e libera.
Per questo riteniamo indispensabile fondare e promuovere una forza politica organizzata che possa contribuire con la teoria e con la prassi al nostro processo di emancipazione storica.
Riteniamo che la nostra identità di sardi sia davanti a noi, sia nell’immaginazione, nel progetto, nel cammino di sovranità che come Popolo sapremo costruire insieme e che come partito sapremo proporre alla società sarda e alle forze vive, dinamiche, realmente progressive e democratiche che in essa si muovono.
La nostra identità è nella conoscenza, nella passione, nell’impegno concreto, quotidiano e condiviso che ogni sardo che aspira alla piena e completa sovranità nazionale saprà mettere in opera.
La nostra identità non riposa in alcuna essenza ma soltanto sulla nostra capacità di identificarci con una storia millenaria e una cultura in divenire, nella nostra capacità di tradurre, di portare con noi, il meglio del nostro passato e del mondo di cui facciamo parte nella nostra vita presente e futura.
La nostra identità trova alimento nell’amore per la virtù, quella virtù fatta di onestà e dedizione, di tensione a migliorarsi e a dare il meglio, che si forma nel libero confronto di idee e progetti differenti così come nella capacità di cooperare per trovare sintesi volte al bene della nostra Nazione.
Ciò che noi vogliamo è dunque una politica nazionale, un progetto capace di ritessere i fili fra tutti i sardi, uomini e donne, giovani e anziani, della città e della campagna, dell’interno e delle coste, del capo di sotto e di quello di sopra, qualunque sia la loro professione, la loro religione, il loro orientamento sessuale, la loro provenienza territoriale; una politica che ci faccia sentire parte di una collettività viva, presente, in continuo cammino lungo la via della verità e della giustizia.
Per questo noi crediamo nel principio di autodeterminazione collettivo e individuale, secondo i principi enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948.
ProgReS – Progetu Repùblica si impegna dunque a trasformare progressivamente e strutturalmente la politica e la società, l’economia e la cultura della Sardegna. ProgReS nasce per spingere i sardi a prendersi cura della propria casa, la Sardegna, e dare un contributo e un esempio al mondo intero.
Sulla base di tali premesse e a tal fine scegliamo liberamente e consapevolmente di sottoscrivere i seguenti principi fondativi:
Noi siamo sardi, ossia ci riconosciamo nella comunità storica che abita l’isola di Sardegna, diversa e specifica rispetto ad altre comunità umane, politicamente organizzate o no che siano; in questo senso, pur non considerando l’Italia e i popoli che la abitano in termini avversi, operiamo per il superamento della falsa identificazione collettiva imposta dall’esterno al nostro popolo e della altrettanto falsa identità “regionale” costruita in funzione della prima nel nostro stesso ambito culturale; ci riconosciamo pertanto sardi, mediterranei ed europei, alla pari con tutte le popolazioni del pianeta, al di là delle distanze geografiche e delle differenze culturali, storiche, politiche, economiche.
Noi siamo indipendentisti , operiamo per la costruzione di una Repubblica di Sardegna indipendente e sovrana nel consesso delle nazioni e degli stati del mondo; per questo non ci consideriamo discendenti della tradizione sardista che ha dato vita all’autonomia regionale sulla base della tesi che considerava i sardi una “Nazione abortiva”, “fallita”, “mancata”, una popolazione incapace di provvedere a se stessa, bisognosa di aiuto, spinta semplicemente a mendicare o rivendicare.
Noi non ci riconosciamo parte integrante dell’Italia unita e al tempo stesso rigettiamo il nuovo autonomismo che intenderebbe riorganizzare lo Stato italiano in senso federalista, sia esso contemplato nei programmi di partiti sardi o italiani.
La fondazione della Repubblica di Sardegna sarà il frutto di una conquista collettiva su base propositiva e tramite le nostre forze e le nostre risorse, sia in generale, sia riguardo gli specifici elementi di sovranità che intendiamo progressivamente raggiungere, rinunciando alle rivendicazioni di tutela e sostegno o a concessioni speciali da parte dello Stato italiano.
Saremo pertanto favorevoli a discutere eventuali forme di federazione con altri stati nel mondo, sulla base di trattati internazionali e nell’ambito di organizzazioni sovranazionali, solo dopo aver raggiunto la piena indipendenza.
Noi siamo democratici , ove per democrazia si intenda la libera e fattiva partecipazione di tutti gli aderenti al nostro progetto a ogni livello della vita associata, tanto nelle scelte politiche, quanto in quelle relative alla gestione e all’organizzazione interna; la democrazia è sia un metodo sia un fondamento giuridico di metodo per quanto riguarda la formazione della volontà collettiva, fondamento giuridico per quanto riguarda la legittimità delle decisioni e il rispetto dei diritti di tutti e di ciascuno, comprese le minoranze; la democrazia è intesa in senso partecipativo e in termini di responsabilità condivisa. Per questo consideriamo contraria alla nostra prospettiva qualsiasi forma di leaderismo e di staticità gerarchica, di delega in bianco, di deresponsabilizzazione. Nella sfera politica generale, consideriamo fondamentale il principio di eguaglianza dei cittadini sia in termini formali sia in termini sostanziali e intendiamo promuovere la mobilità sociale, il diritto all’informazione e il diritto alla partecipazione di tutti i cittadini alla sfera pubblica. Consideriamo prioritario nel nostro impegno politico e sociale quotidiano riservare attenzione particolare all’elaborazione di proposte politiche che abbiano come fulcro fondante i diritti delle donne, dei giovani e dei bambini.
Noi siamo culturalmente aperti, socialmente inclusivi e antirazzisti: riteniamo le discriminazioni etniche, culturali o sociali fonti di violenza, conflitti, povertà in senso materiale e immateriale. Rifiutiamo qualsiasi forma di essenzialismo culturale, qualsiasi imposizione di un’identità rigida e statica, preferendo invece il senso di appartenenza diffuso e un processo dinamico di identificazione collettiva, rivolto al presente e al futuro.
Rifiutiamo inoltre le pretese egemoniche di qualsiasi professione di fede e perseguiamo il rispetto e la libertà di espressione di ogni sensibilità religiosa nell’ambito di un quadro di valori civili condivisi; auspichiamo il dialogo interreligioso e lo scambio interculturale, pur nella consapevolezza della peculiarità della nostra vicenda storica e della rilevanza anche sociale delle nostre tradizioni popolari.
Riconosciamo il diritto individuale di ogni cittadino sardo di utilizzare tutte le lingue nazionali con pari dignità, in un contesto di pieno e effettivo multilinguismo. Affermiamo il diritto collettivo del Popolo sardo all’utilizzo di tutte le lingue nazionali in tutti gli ambiti a cominciare dalla nostra lingua madre: il sardo.
Noi ripudiamo la violenza, sotto qualsiasi forma, come strumento politico e come mezzo di risoluzione delle controversie, e pratichiamo il dialogo e la conciliazione come mezzi privilegiati di pacificazione; la nostra nonviolenza tuttavia non significa passività o rassegnazione verso l’ingiustizia e verso i soprusi, ma positiva assunzione di responsabilità politica e civile, sia verso l’interno sia verso l’esterno, per il componimento equo e pacifico dei conflitti sociali e tra i popoli. Consideriamo violente, quindi inaccettabili, le pratiche economiche, produttive e commerciali che si basano sullo sfruttamento indiscriminato e insostenibile dell’ambiente, delle risorse e della manodopera di qualsiasi popolo e nazione
Noi siamo favorevoli alla produzione, riproduzione e tutela dei beni collettivi e al perseguimento del benessere di tutti i cittadini, in senso prevalente rispetto agli interessi privati individuali o di categoria; i beni collettivi sono intesi come tutti quei beni materiali e immateriali che non sono o non devono essere sottoposti alla rigida contabilità algebrica dei bilanci e alla legge del mercato, ma che concorrono in modo determinante al benessere degli individui e della collettività.
In ottemperanza a quanto precede, ci proponiamo di fondare, insieme a tutti coloro che liberamente e consapevolmente sceglieranno questo percorso, una Repubblica di Sardegna indipendente, sovrana, laica (ossia aperta e liberale in termini religiosi e culturali) e democratica che contempli nel proprio ordinamento giuridico e nei propri fondamenti civili i principi sopra esposti.
Il nostro processo di costruzione civile e politica di tale ordinamento sovrano sarà dunque partecipativo, democratico, inclusivo non rivendicazionista, non violento. Studieremo e proporremo in modi condivisi soluzioni teoriche e pragmatiche ai problemi reali, sia strutturali sia contingenti, con la massima attenzione rivolta ai beni collettivi, come sopra descritti. Promuoveremo e completeremo il processo di democratizzazione e libera partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, promuovendo la cultura come strumento di accrescimento delle capacità di analisi critica ed emancipazione collettiva. Contrasteremo le discriminazioni basate su genere, razza, religione, credenze, condizioni psicofisiche personali, età, orientamento sessuale. Manterremo come prospettiva il principio di eguaglianza formale e sostanziale tra tutti i cittadini, l’equa distribuzione delle risorse e delle opportunità, il
dinamismo sociale e culturale.
Tale percorso non si baserà su rivendicazioni morali e/o economiche verso l’Italia, né durante la vigenza della formale appartenenza della Sardegna allo Stato italiano, né nella fase di avvio del nostro ordinamento sovrano, fatti salvi le previsioni del diritto civile e internazionale e gli eventuali accordi bilaterali.
Prenderemo parte alle competizioni elettorali dentro l’ordinamento vigente nei tempi e nei modi che riterremo opportuni sia a titolo di testimonianza ideale sia a titolo di concorso alle scelte politiche e amministrative che riguardano i sardi e la Sardegna.
Sarà da noi promosso il più ampio coinvolgimento possibile della società civile, di cui fa parte integrante la società sarda emigrata; coinvolgimento volto alla collaborazione e cooperazione con ambiti politici, accademici e culturali mediterranei, europei ed internazionali.
Perseguiremo la formazione di una rappresentanza politica nuova, diffusa, basata sul senso di responsabilità collettivo e sullo spirito di servizio, espressione quanto più possibile delle forze reali e delle componenti sociali esistenti in Sardegna.
Promuoveremo e attueremo lo scambio e le relazioni con le altre nazioni senza stato e ne supporteremo le istanze democratiche e non violente.