Il virus dell’emergenza e l’indifferenza sui diritti e le libertà dei sardi

Progetu Repùblica de Sardigna in questi due lunghi anni trascorsi dall’inizio della pandemia ha cercato di affrontare la situazione sanitaria in modo razionale, senza cadere nella psicosi dovuta alla narrazione allarmistica dei media e dei Governi italiani che si sono succeduti in questi anni e sottolineando le contraddizioni di questi ultimi nella gestione della crisi.

ProgReS ha da subito denunciato che la Sardegna non poteva rimanere bloccata durante il Lockdown dal momento che il virus aveva una diffusione limitata – se non inesistente – in tanti dei nostri paesi e città e, fin dal mese di Aprile 2020, abbiamo avanzato delle proposte operative sulla gestione della pandemia, ispirate dal buon senso e dalle evidenze scientifiche già raccolte.

Fin da subito Progetu Repùblica ha contestato le misure restrittive delle libertà personali e collettive spesso illegittime e prive di senso prima ancora che di buon senso; il nostro atteggiamento nei confronti della vaccinazione di massa è stato ponderato e razionale: non abbiamo mai invocato vaccinazioni obbligatorie, ma neppure assecondato posizioni confuse ed individualistiche, ci siamo fermamente detti contrari alla “Certificazione Verde”, misura ideata per forzare un trattamento sanitario – non certo una misura di precauzione sanitaria – che ha aperto intollerabili discriminazioni tra i nostri cittadini.

Pro custu retenimus chi siat pretzisu fundare e promòvere una fortza polìtica organizada, chi potat azudare, cun sa teoria e cun sa prassi, a su protzessu de emantzipatzione istòrica nostru.

È arrivato ora il momento di segnare uno stacco netto verso chi continua ad usare l’epidemia per ingessare la nostra vita sociale, economica e culturale: non possiamo permettere che l’inadeguatezza di chi ci governa – a Roma come a Cagliari – venga nascosta da una narrazione non più credibile che vede nel Coronavirus il coperchio per tutte le pentole.

In questo ultimo periodo abbiamo assistito ad un compulsivo proliferare di provvedimenti di urgenza da parte del governo italiano; in meno di due settimane sono stati emanati tre decreti legge per rincorrere i contagi quotidiani che si intersecano tra di loro sino a creare un impianto normativo al limite del kafkiano: si continua a perseguitare la minoranza di non vaccinati, si mantengono persone sane in isolamento, si consente ai positivi potenzialmente contagiosi di circolare.

Attualmente in Sardegna, i parametri che dovrebbero fungere da indicatori sull’andamento dell’epidemia stessa – ovvero i ricoverati con sintomi, quelli in Terapia Intensiva e le relative percentuali di occupazione dei posti letto – indicano che la situazione dal punto di vista dell’emergenza sanitaria è sicuramente più gestibile rispetto a quella che ha preceduto la campagna vaccinale a cui i sardi hanno fin da subito aderito.

Come si può vedere dai grafici, rispetto alla situazione di un anno fa, i ricoveri ospedalieri sono scesi da 496 a 188 (-62%), i ricoveri in Terapia Intensiva sono calati da 47 a 25 (-47%) e tutto ciò col numero dei positivi in Sardegna che è diminuito del 15% (14534 positivi all’8 gennaio 2022 vs 17142 del 9 gennaio 2021):

Questi dati indicano che nonostante il persistere della circolazione del virus e delle sue varianti, la maggior parte delle persone – pur contraendo l’infezione – non manifesta sintomatologie gravi tali da rendere necessaria la loro ospedalizzazione. Evitare il collasso del sistema sanitario è stato il motivo per cui abbiamo affrontato un lockdown, il coprifuoco notturno (durato per mesi) e per cui è stata sostenuta una campagna vaccinale di massa; ora, nonostante il collasso sanitario dovuto ai ricoveri Covid in Sardegna non sia più un’ipotesi attuale, nei prossimi giorni entreranno in vigore disposizioni normative che comprimeranno ulteriormente i diritti e le libertà delle persone e ciò sarà fatto anche al fine di imporre l’obbligatorietà di un trattamento sanitario.

Da lunedì molti nostri connazionali non avranno più la possibilità di utilizzare i mezzi di trasporto locali, di spostarsi tra le isole del nostro arcipelago o di uscire dalla Sardegna nemmeno per motivi di lavoro, di studio e di salute – vedendo leso il loro diritto alla mobilità – contrariamente alla gran parte dei cittadini italiani che nelle stesse condizioni potranno, con mezzi privati, spostarsi nel territorio dello Stato.

Molti di loro, oltre a non poter liberamente circolare, rischieranno di perdere il posto di lavoro, subiranno sanzioni amministrative ed esclusione sociale per aver deciso – legittimamente – di esercitare un loro insindacabile diritto, che non pregiudica gli altri ma, eventualmente, solo loro stessi.

Tutto questo sta accadendo – se non con la complicità – con il silenzio e l’assenso delle istituzioni Sarde, dal Governo della RAS ai gruppi consiliari di maggioranza e minoranza: in questo contesto di indifferenza istituzionale crediamo che se avessimo potuto gestire nella nostra Isola l’evoluzione dell’epidemia anche facendo leva sulla esistente e inadeguata Autonomia speciale, la “nostra” classe dirigente attuale – espressione dei partiti unionisti – sarebbe stata comunque incapace di farlo come ha abbondantemente dimostrato negli ultimi due anni, quando ne ha avuto occasione e ancora sembrava avere voce in capitolo.

In questo momento difficile per tutti i cittadini di Sardegna, Progetu Repùblica – come ha già fatto ad inizio pandemia – vuole ribadire la propria preoccupazione per la deriva autoritaria dello Stato italiano, consapevoli che la nostra lotta di liberazione natzionale passa anche per il rifiuto di restrizioni inutili e lesive dei diritti e delle libertà delle persone.

Segreteria Natzionale
Progetu Repùblica de Sardigna

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