La popolazione scolastica italiana calerà da oltre 8 milioni a meno di 7 milioni in 10 anni. Questo calo, insieme ai limiti imposti dall’UE con il PNRR, sarebbe la ragione per cui la Legge di Bilancio ha previsto una nuova normativa sul dimensionamento scolastico, che comporta un taglio di sedi e personale.
Il governo italiano ha inserito nella Legge di Bilancio 2023 (la n. 197 del 29 dicembre 2022) una norma attuativa del PNRR che comporta una ulteriore revisione dei criteri per l’attribuzione delle autonomie scolastiche su base regionale.
La riforma che individua i criteri per l’assegnazione dei Dirigenti Scolastici e dei Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi – DSGA, tenendo conto della popolazione scolastica regionale, andrà a decorrere dall’anno scolastico 2024/25.
In particolare consente allo Stato Italiano di stabilire unilateralmente i criteri per il dimensionamento della rete scolastica, in caso di mancato accordo in Conferenza Unificata con le regioni entro il termine del 31 maggio, altrimenti il ministero dell’Istruzione deciderà entro giugno.
L’attuale soglia, prevista con la Legge di Bilancio 2022 per gli anni scolastici 2022-2023 e 2023-2024 prevede per avere un proprio Dirigente e DSGA, il numero minimo di 600 studenti, 400 nelle piccole isole e nei comuni montani, abbassato però come nell’anno scolastico 2021-2022 rispettivamente a 500 e 300.
Con la legge di Bilancio approvata a dicembre 2022 si innalza il coefficiente ad un minimo di 900 studenti, non superiore a 1.000, per avere un proprio Dirigente e DSGA.
Già a febbraio 2023 varie testate giornalistiche di settore riportavano delle stime sui tagli indicando alcune delle regioni più colpite, tra cui la Sardegna con circa 45 autonomie.
Sempre a partire da febbraio le regioni Campania, Toscana, Puglia e Emilia Romagna, nello specifico quelle amministrate dal centro-sinistra, hanno fatto ricorso alla corte costituzionale mentre quelle amministrate dal centro-destra, tra cui la Sardegna, si sono allineate alle decisioni del Governo amico.
A fine aprile dopo mesi di silenzio forse dovuti al prolungato letargo invernale della R.A.S. e delle parti politiche di governo e opposizione che attualmente ne fanno parte, assistiamo alla “dura” presa di posizione dell’Assessore della Pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport Andrea Biancareddu, con una lettera rivolta al Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara.
ProgReS si oppone fermamente ai tagli all’istruzione, ai nuovi dimensionamenti delle autonomie scolastiche e all’uso non chiaro delle economie da essi derivanti.
Riteniamo che sia in atto una seria minaccia verso il diritto all’istruzione, in un territorio particolarmente complesso sotto il profilo geografico, infrastrutturale e della mobilità, un ulteriore colpo mortale al progresso sociale ed economico della Sardegna.
Un dimensionamento scolastico pensato uguale per tutti finirà sempre con il penalizzare il più debole.
Proponiamo che tra i fattori correttivi del coefficiente utilizzato per ogni nuovo dimensionamento qualora esso sia necessario debba tenere conto dell’indice economico, sociale e culturale della popolazione scolastica del territorio di riferimento della singola istituzione.
Prendiamo altresì atto della mancanza di serie politiche sociali in materia di famiglia da parte dello Stato Italiano e della Regione Autonoma della Sardegna; dell’incapacità del di contrastare l’abbandono scolastico e di indirizzare studenti e studentesse verso un percorso di apprendimento che comprenda le specificità culturali e linguistiche della Sardegna; nonché della carenza di spazi, opportunità e servizi, sacrificati nel nome dei tagli e della mancata volontà di investire in maniera seria, mirata e decisa sull’istruzione.