Continua il percorso del Secondo Polo Civico verso le Elezioni Sarde

Il 17 settembre 2023, su proposta delle organizzazioni firmatarie del presente documento politico, si è riunita ad Oristano un’assemblea pubblica con l’obiettivo dichiarato di aprire il percorso costitutivo di un progetto politico alternativo all’esistente provvisoriamente denominato Secondo Polo.

I partiti promotori di questo progetto politico, dichiaratamente appartenenti alle aree della sinistra anticapitalista, antiliberista, socialista, comunista, pacifista e indipendentista, in qualità di garanti della natura aperta, partecipativa, e democratica dello stesso, si offrono di mettere a disposizione di tutte e tutti la propria esperienza politica e le proprie risorse organizzative e relazionali, ma rinunciando fin da subito ad assumere un ruolo egemone all’interno di tale percorso, in base ad un principio di uguale dignità tra pari.

La collocazione di autentica sinistra del progetto politico di alternativa, si accompagna all’affermazione preliminare di alcuni principi irrinunciabili che fanno da cornice alla futura definizione delle proposte programmatiche: riconoscimento del diritto alla autodeterminazione, antiliberismo, anticolonialismo, antimilitarismo, ambientalismo, femminismo, solidarismo, equità, legalità e giustizia sociale.

Tale progetto si fonda sulla duplice presa d’atto che, da un lato, nessuna delle numerose criticità che pesano sulla Sardegna può essere superata da chi ne è storicamente e politicamente responsabile, ed è pertanto indifferibile l’esigenza di costruire un’alternativa credibile ai ceti politici che hanno guidato la Regione negli ultimi decenni e ai fallimentari modelli di sviluppo da essi unanimemente promossi; dall’altro, che la condizione di subalternità del Popolo sardo rende indispensabile la condivisione di risorse materiali e valoriali da parte di quelle associazioni, realtà civiche, e forze politiche che da tempo si battono, pur in ambiti differenti, per difendere il diritto delle sarde e dei sardi a vivere in una terra di pace e di benessere, libera, democratica.

Il “Secondo Polo” nasce quindi, fin dal nome, come alternativa radicale, democratica e partecipata al cartello politico-elettorale formato dalle coalizioni oggi presenti in Consiglio Regionale. Tuttavia, se da un lato è naturale che questo sforzo collettivo produca una proposta autonoma e di rottura rispetto ad essi, in vista delle Regionali del 2024, dall’altro la sua azione e il suo orizzonte ideale non possono esaurirsi in una dimensione puramente elettorale.

Nell’adesione a questo progetto è già implicito, infatti, il proposito di dare continuità e stabilità a questa unione di forze, consolidando il loro coordinamento nei territori, e facendo sintesi delle battaglie che esse portano avanti – una sintesi fondata sul riconoscimento del carattere coloniale dello sfruttamento capitalistico della nostra terra quale matrice comune dei molteplici problemi che oggi gravano sui Sardi.

È necessario quindi costruire l’alternativa su punti fermi e solidi e su una piattaforma programmatica al cui arricchimento le organizzazioni aderenti si impegnano a contribuire attraverso una discussione aperta e il coinvolgimento delle comunità locali.

  1. Affermazione e pratica del principio di autodeterminazione del popolo sardo sulle scelte di governo della Sardegna e in ambito socio-culturale, per la salvaguardia della peculiarità isolana;
  2. Contrasto alla precarietà e alla disoccupazione e introduzione di un reddito minimo garantito;
  3. Gestione pubblica e democratica dei beni comuni (sanità, trasporti, acqua) e il rafforzamento dello stato sociale e il rilancio dell’edilizia popolare pubblica;
  4. Progressivo ridimensionamento fino alla totale dismissione delle basi militari con conseguente bonifica e riconversione del territorio;
  5. Riforma della vergognosa legge elettorale regionale che toglie alle sarde e i sardi il diritto di eleggere un governo rappresentativo dei propri interessi e delle proprie aspirazioni;
  6. Scuola pubblica, laica e gratuita, diffusa su tutto il territorio regionale che sia argine alla dispersione scolastica e allo spopolamento, e valorizzi ogni espressione culturale, artistica, storica e linguistica del Popolo sardo;
  7. Blocco temporaneo dei procedimenti autorizzativi dei grossi impianti energetici e di infrastrutture collegate: che la parola, su questi temi, torni alla regione e alle 377 comunità di sardi e sarde che vivono nei territori, in una riscrittura effettivamente condivisa del PEARS che sia soprattutto volano di sviluppo per la Sardegna;
  8. Politiche ambientali di tutela e valorizzazione prendendo in carico le criticità relative alla questione climatica;
  9. Politiche economiche (agricole, industriali, turistiche) rispettose delle vocazioni del territorio e sviluppate garantendo equità e solidarietà. Il mondo dell’agricoltura e della pastorizia sarda va sottratto dallo strangolamento delle multinazionali del cibo e delle sementi. Nel mondo tre sole multinazionali governano il 63% del mercato delle sementi e il 75% di quello degli agrofarmaci. Per il mondo delle nostre campagne si profila una lenta e inesorabile agonia se non si inverte la rotta. Oggi la partita si gioca sull’innovazione a 360 gradi, dalle nuove tecnologie nel campo delle sementi, ai fertilizzanti e all’agrochimica, con soluzioni finalizzate a migliorare produttività ed efficienza e, soprattutto, a garantire la sostenibilità ambientale. La Regione Sardegna, attraverso le sue risorse e i suoi Enti strumentali, deve essere in prima linea in questa opera di trasformazione;
  10. Contrasto del carrierismo e dell’idea che la politica sia luogo di arricchimento e di potere personale. Promozione di pratiche di legalità nella gestione della cosa pubblica;
  11. Totale trasparenza nell’azione amministrativa. Pieno coinvolgimento dei cittadini nella formulazione dei piani strategici dei territori: sviluppo sostenibile, tutela e valorizzazione dei beni identitari.

Infine, le forze riunite ad Oristano il 17, consapevoli che solo costruendo i presupposti di un’ampia mobilitazione dal basso è possibile contrastare l’azione dei gruppi di potere responsabili dello stato di dissesto della nostra terra, si impegnano a costruire con il mondo della democrazia civica un percorso aperto ed inclusivo, volto a trasformare le ragioni delle lotte in programma di governo per la Sardegna, sollecitando ad ogni livello la discussione pubblica sui metodi e sugli strumenti di attuazione concreta di un progetto politico innovativo.

Il programma sarà il risultato di un percorso di studio e di analisi collettivo a cui sono chiamate tutte le forze che aderiranno ed esprimerà gli impegni di governo della lista che parteciperà alle Elezioni Sarde del prossimo anno.

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