Cambiamo la Legge elettorale sarda

Negli ultimi mesi abbiamo lavorato molto per sollecitare il Consiglio della Regione Autonoma della Sardegna ad intervenire per riformare la Legge elettorale sarda.

Consapevoli che l’approvazione di una Legge elettorale sistematicamente diversa da quella attuale rappresentasse un mero esercizio di propaganda, stante l’attuale composizione del Consiglio, abbiamo optato per una proposta di riforma auspicabilmente transitoria, che quantomeno correggesse la stortura delle elevatissime soglie di sbarramento.

Questo meccanismo, infatti, rappresenta il principale aspetto antidemocratico ed “antiautonomista” della legge in vigore. Non a caso fu inserito nell’imminenza delle elezioni del 2014 per tentare di disinnescare il Movimento Cinque Stelle. Questo partito poi non presentò alcuna lista ma la legge elettorale svolse il suo compito tenendo fuori dal consiglio i candidati di Sardegna Possibile.

Preso atto del formidabile strumento ideato per impedire la rappresentanza delle opposizioni politiche e sociali, la classe politica sarda, monoliticamente, ha deciso di non modificare la legge elettorale; sul punto purtroppo anche la magistratura si è adeguata alla volontà del legislatore, infatti anche il ricorso giurisdizionale presentato contro questa legge non fu accolto.

In molti ci hanno rimproverato di esserci svegliati troppo tardi e che la proposta andava fatta prima e non a ridosso delle elezioni. In realtà la nostra iniziativa è voluta intervenire esattamente in un tempo in cui le elezioni sono all’ordine del giorno nel dibattito politico pubblico, ragion per cui abbiamo ritenuto che fosse più semplice attirare l’attenzione della politica e dell’opinione pubblica un anno prima delle elezioni, posto che il tempo tecnico per modificare un articolo della legge vi era tutto. D’altronde altre iniziative modificative, presentate precedentemente nel corso della legislatura, sono cadute nel vuoto e nel silenzio.

Non per la nostra proposta che ha ricevuto grande attenzione e sostegno da parte dell’opinione pubblica e da componenti di rilievo della società sarda. Tanto è vero che il disegno di legge da noi elaborato è stato presentato alla commissione competente da parte di alcuni consiglieri regionali, certamente spinti dal generale movimento di opinione venutosi a creare.

E qui veniamo al punto dolente di questa battaglia: i proponenti iniziali siamo stati noi di ProgReS, insieme ad iRS e Torra e da subito hanno aderito alla campagna di sensibilizzazione diversi soggetti politici in forma organizzata o personale. Cito solo alcuni e non me ne vogliano gli altri, ma mi limito ad indicare quelli che si sono dimostrati più attivi nel lavoro svolto: Sardegna chiama Sardegna, la Confederazione Sindacale Sarda, i Rossomori, Azione e il Prof. Giangiacomo Ortu; tanti altri ci hanno dato il loro sostegno, mi riferisco agli amministratori locali, sindaci e consiglieri comunali e siamo stati anche invitati da Sinistra futura ad una loro iniziativa per intervenire sul tema.

A fronte di questa trasversale presa di posizione pubblica vi sono stati invece comportamenti non comprensibili da parte di alcune realtà organizzate che dalla legge in vigore ne hanno tratto e ne trarranno danno. Inspiegabile in particolar modo appare l’ostilità manifestata da parte di chi, sostenendo di aver ideato una nuova legge proporzionale tutta sarda e asseritamente boicottata, ha tenuto un atteggiamento risentito e di ripicca, per poi lamentarsi di non poter far altro che allearsi ad uno dei poli italiani proprio a causa delle soglie di sbarramento, di chi non essendo stato indicato tra i promotori è andato in giro a sostenere che abbassare le soglie di sbarramento sarebbe stato controproducente o, ancora di chi, rappresentando gli amministratori locali indipendentisti, ha espresso la volontà di rimanere equidistante rispetto ad una iniziativa promossa e sostenuta da partiti indipendentisti.

Non mi dilungo ma meritano un accenno quei gruppi consigliari che nemmeno ci hanno voluto incontrare per una interlocuzione de visu sul tema, come il PSd’Az e Forza Italia.

Certo, dispiace anche che gli onorevoli cittadini dei Cinque Stelle, ad eccezione di Alessandro Solinas, non abbiano colto l’occasione di aggiustare una legge cucita su misura contro di loro.

Per concludere, questa nostra iniziativa ha voluto dare un’occasione agli onorevoli sardi di dimostrare che la legge approvata nel 2013 è stata una sbandata antidemocratica, alla quale iniziare a dare un ritocco per riavvicinarla ai sistemi elettorali democratici e alle realtà autonomiste. Inoltre, per tutti quelli che pensano che il tema non sia importante rispetto ad altre drammatiche emergenze che insistono sulla nostra terra, è stata una occasione (mancata) per ridare al nostro parlamento una composizione plurale e dialettica, che renderebbe più difficile ai signori che nell’ombra orientano le decisioni politiche di continuare a spadroneggiare sulle nostre teste.

Voglio ringraziare infine il dottor Alberto Rilla per la dedizione disinteressata dimostrata prima con la redazione del monumentale ricorso contro la legge presentato nel 2014 e poi con l’elaborazione di un disegno di legge, degno di miglior sorte.

Le proposte per la modifica alla legge elettorale sono depositate in commissione da più di due mesi: c’è ancora poco tempo per ratificarle portandole in discussione e votando gli emendamenti proposti in Consiglio ma probabilmente ciò che non riusciremo a fare con questa riforma – scardinare il sistema del bipolarismo italiano in Sardegna – tenteremo di farlo offrendo una alternativa di rappresentanza a tutti quei sardi che da anni non hanno più voce.

Adriano Sollai (Segretario Natzionale di Progetu Repùblica)

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